In occasione del bicentenario della nascita di don Bosco, Laura Curino e la Compagnia Anagoor con la regia di Simone Derai portano in scena, in prima nazionale, a Torino, Santa Impresa: uno spettacolo dedicato a don Giovanni Bosco e a Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giuseppe Cafasso, Leonardo Faà di Bruno, Giulia di Barolo, Leonardo Murialdo, personaggi che si sono occupati di carcerati, malati, donne sfruttate, ragazze madri e che hanno costruito strutture per accoglierli, tanto da dare vita a una impresa tesa al “bene”, appunto “santa”, così da essere considerati “santi sociali”.
«Partendo da don Bosco – spiega Laura Curino – parlo di alcune persone che decidono di occuparsi dei poveri che il mondo stava nascondendo sotto il tappeto, relegandoli nelle periferie, come nel quartiere Valdocco. Don Bosco diventa l’elemento di collegamento nello spettacolo, il filo rosso che li unisce tutti.
Per esempio Cafasso lavora per quasi cinquant’anni con i carcerati, offrendo il supporto alle famiglie e conforta i condannati a morte, accompagnandoli al patibolo, tanto da essere definito “il prete della forca” e incontra un giovanissimo don Bosco che sviene di fronte a questa drammatica esperienza.» Si percorrono poi le vite di Giulia di Barolo, una donna ricchissima che sceglie di occuparsi delle donne carcerate e che incontra anche lei don Bosco, divenuto il confessore del carcere.
Prosegue la Curino: «Vengono tratteggiate anche le figure di Cottolengo che crea un luogo, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, in cui potevano rifugiarsi tutte le persone che nessuno voleva, i malati e i “bambini rotti”, come venivano chiamati, e Murialdo che, dopo aver lavorato negli oratori con don Bosco, crea un collegio artigianale, il Collegio Artigianelli di Torino, per insegnare un lavoro solido ai ragazzi poveri e abbandonati, quando Torino era ancora molto arretrata, prima di scoprire la risorsa economica delle fabbriche.
Infine Faà di Bruno, uno scienziato, inventore, che, creando l’Opera di Santa Zita, si occupa di tutelare il lavoro delle donne di servizio che all’epoca venivano sfruttate e spesso licenziate se diventavano ragazze madri; don Bosco appare una furia che lotta per i suoi ragazzi e non è il volto bonario che siamo abitati a vedere nelle immaginette o nei ritratti.»
L’obbiettivo di Santa Impresa è proprio far capire ai nostri giorni la portata rivoluzionaria dell’opera di tali personaggi che, al di là della loro santità, si sono concentrati sulla loro capacità imprenditoriale, beneficiando molti, come ha raccontato la Curino anche in altri spettacoli, per esempio parlando della famiglia Olivetti.
Conclude, infatti, Laura Curino: «In questo momento di crisi è importante trovare un modello di riferimento, Cottolengo era un outsider, don Bosco veniva osteggiato, ma non si sono scoraggiati e sono stati innovatori incredibili, uomini di fortissimo impatto, non solo perché sono diventati santi, ma perché sono riusciti in imprese “sociali” pensate per gli altri, così da realizzare istituzioni e opere impensabili nella loro epoca».
SANTA IMPRESA : Al Teatro Gobetti di Torino, dal 19 maggio al 7 giugno 2015. Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino, tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333, www.teatrostabiletorino.it
tratto da Famiglia Cristiana.it