“Al contrario di una mentalità fondata sull’apparire e il possedere, è attraverso ciò che non abbiamo che noi possiamo mostrare ciò su cui fondiamo la nostra vita e rendiamo visibile la potenza della Parola che salva”.
“Se uno possiede cose, dà cose; quando non si ha nulla e si è ricchi solo del Vangelo, si dona se stessi e si ama”.
Riconoscendo che è facile “aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente”, l’Arcivescovo Pelvi ha ricordato che “al povero, al malato, allo straniero, al carcerato occorre fare spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie e nelle proprie risorse”.
Da qui, sostiene, “nasce l’esperienza entusiasmante di una vita sobria, essenziale, che diviene segno della propria fiducia in Dio e di una comunione aperta, da cui nessuno è escluso”.
“Radicati in questa sobrietà, possiamo veramente innamorarci della bellezza ed esprimere un vissuto quotidiano in cui godere del dono delle cose senza risultarne schiavi, facendo dei beni materiali e del denaro un surrogato del proprio vuoto interiore”.
“Quanta solidarietà ci sta dinanzi, perché il Vangelo della carità possa tradursi in pane di pace”, ha concluso.
ROMA, venerdì, 27 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Lo spirito di povertà è una “provvidenziale difesa dalle facili tentazioni di prosperità economica e idolatria del denaro”, afferma l’Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, nel suo Messaggio per la Quaresima 2009.