SINTONIA VS EMPATIA

Da più di vent’anni, Luisa è proprietaria di un’agenzia di risorse del personale. Accetta di fare un’intervista telefonica – il tempo è denaro. Parla del suo incontro con Stefano e del proprio “spietato” ambiente di lavoro.

 

Come è arrivata alla Spei?

Sette anni fa l’ingegner Pesaresi mi contattò. Stava lavorando per la New Hollande, qualcuno dei suoi colleghi gli parlò della mia agenzia… Aveva bisogno di un disegnatore capace, così si rivolse a noi. Prendemmo appuntamento e andai a trovarlo nel suo ufficio, una sola volta, venti-trenta minuti di colloquio. Ho un ricordo molto sfumato e vago di quel giorno.

 

Che impressione le fece l’ambiente?

Notai subito il luogo pieno di immagini religiose, il discorso di fede che veniva fatto lì dentro. Sono atea, agnostica… Ho la mia fede personale – Pesaresi sa che non ho fiducia nei ministri della Chiesa, che non accetto nessuna regola imposta dalla religione… E che non ho niente da confessare. Ad ogni modo non mi dava fastidio il crocifisso, ognuno a casa propria fa quello che vuole… Però rimasi un po’ sbalordita dal modo alternativo con cui si poneva l’Ingegnere. Era un tipo che mi piaceva, schietto, non aveva paura di dire quello che pensava. Completamente diverso da me, da come farei io, cercò di stabilire un rapporto di empatia parlandomi dei suoi affetti personali, della sua famiglia… Un modo davvero strano per il mio ambiente.

 

Cosa intende dire?

Alla nostra agenzia arrivano centinaia di persone in cerca di lavoro – e mica ultime ruote del carro: parlo di ex-quadri che hanno perso il loro impiego, gente abituata a certi standard occupazionali ed economici – ce ne sono un sacco in giro, il tempo è poco e dobbiamo fare selezione. È importantissimo per noi saper ascoltare chi si ha davanti, e proprio dall’ascolto selezioniamo le persone, giudichiamo chi è adatto e chi no: per questo è fondamentale per noi (e per il cliente) stabilire un rapporto più di “sintonia” che di “empatia”. È più efficace per entrambi. Lasciare troppi spazi personali non va bene, bisogna valutare le attitudini professionali e caratteriali della gente, la loro capacità produttiva e di resistenza allo stress, non le loro storie o i loro problemi: tra i nostri compiti c’è anche quello di capire se la persona riesce a non farsi influenzare dai propri affari privati sul lavoro, rimanendo efficiente sempre e comunque. Siamo una srl che sopravvive perché dà un buon servizio alle ditte, non siamo un’associazione di volontariato come la Croce Rossa o Porta Aperta – d’altronde ascoltare i problemi della gente significherebbe per noi tornare a casa con l’esaurimento nervoso… La gente per cui lavoro non vuole fare beneficienza, è gente spesso senza scrupoli che non si fa tanti problemi ad assumere le persone per tempi brevissimi, a cambiarle e lasciarle a casa in un attimo se non servono più – gli strumenti legali per farlo sono tanti – e quindi da noi cercano il top e basta, il meglio che può offrire il mercato del lavoro. [È gente che ai colloqui sottopone volontariamente le persone a situazioni stressanti. Una volta presentai a una ditta una ragazza giovane, bravissima e molto quotata: la trattarono malissimo, dissero che non gli importava nulla del suo stipendio precedente, che non ci credevano… Mandai personalmente una lettera al direttore (verba volant, scripta manent) per informarlo dell’accaduto (allegando le referenze e il curriculum della mia ragazza) e lui, avendo capito la situazione, rispose che il suo ufficio personale non si era smentito per inefficienza. Fatto sta che a quella ragazza proposero l’assunzione, ma lei rifiutò di lavorare in un posto del genere]

 

Diceva che Pesaresi cercò con lei l’empatia più che la sintonia…

Sì, l’Ingegnere è un tipo molto simpatico e mi piace perché dice quello che pensa, sempre. Questo suo atteggiamento molto diretto – incluso il suo credo e il suo progetto di abbinamento lavoro-vocazione – ce l’hanno anche tante altre persone… È una cosa buona, lo elogio e fa bene, ma io non sono così. Faccio volontariato, ma fuori l’orario di lavoro: in un canile – i cani danno tanto senza chiedere nulla in cambio.

 

Cosa pensò del progetto Spei?

Non ho la fede che ha Pesaresi nel credere che le persone possano convertirsi. Come dicevo, di gente ne vedo tanta, e non cambia. Quello che fa è lodevole, ma mi viene da pensare che al momento, nella stessa Modena, ci sono un sacco di disegnatori e periti meccanici a spasso: perché la Spei non dà lavoro a uno che è già del mestiere? Ce ne sono tanti che non sanno dove sbattere la testa.

 

Riuscì a fornire a Pesaresi il disegnatore che cercava?

Sì, direi proprio di sì… Però manca il nome sul database… [suona il telefono, ndr] Mi dispiace, devo scappare… Ci sentiamo.

03/10/2014