Tanti sapevano, nessuno fece nulla

Carolina Kostner, l’angelo sul ghiaccio del pattinaggio azzurro davanti alla Procura Antidoping del Coni, ha risposto ieri alle accuse che le hanno sbattuto in faccia per il coinvolgimento nell’inchiesta relativa al suo ex fidanzato, Alex Schwazer, il marciatore azzurro trovato positivo all’Epo alla vigilia dei Giochi di Londra 2012 e squalificato fino al gennaio 2016. Tre anni e mezzo per lui, reo confesso. Fino a quattro quelli che rischia lei. Non per essersi dopata, ma per non averlo denunciato. 

Ma mentire per amore cos’è? Un reato, un diritto, una necessità?

Forse solo una terribile contraddizione in termini. O più semplicemente, un bivio che nessuno nella vita vorrebbe mai dover affrontare. Destino crudele, sbaglio fatale. Ma umano, umanissimo. E beffardo.

Perché se è difficile condannare i sentimenti, è facile vedere l’ipocrisia di una vicenda fotografata male. Tutti i riflettori su Carolina, che nascondeva il suo uomo agli ispettori dell’antidoping che lo cercavano per i controlli.

E nessuno puntato contro chi tra tecnici e dirigenti sportivi per anni ha permesso che una quarantina di atleti azzurri evitassero di comunicare la propria reperibilità, come previsto dai regolamenti per favorire i test a sorpresa. Questa inchiesta è scattata solo da poco, ma ha fatto molto meno rumore.

Schwazer si inquinava il sangue per vincere: tanti sapevano, nessuno fece nulla.

Finche la Wada, organismo internazionale, lo scoprì. Lui ha pagato, ma c’era una storia di cuore ancora da sezionare. E il dramma di una ragazza di 27 anni, messa alla gogna per quello che molti altri avrebbero fatto. Mentire per coprire l’uomo che ami.

«Spero che trovi la sua strada, che si liberi dei suoi demoni: gli sarò sempre vicino…», disse quando lui fu scoperto e condannato. Ora vorrebbero punire anche lei. Dimenticando che Carolina ha già scontato la pena più terribile: quella di perdere la persona che ami per non essere riuscita a cambiarla.

 

Alberto Caprotti 27 settembre 2014 – La gogna di Carolina Kostner – Avvenire.it