Tre amici in tre quarti d’ora

Sono entrato in una ditta a Casinalbo che avevo visitato di passaggio a dicembre, in occasione del Natale, quando avevo consegnato alla reception il mio libro fresco fresco di stampa. Stamattina non ricordavo chi dei due ingegneri presenti nel database era stato il destinatario del regalo, non l’avevo appuntato, così alla segretaria ho fatto un nome a caso, uno dei due. Dopo qualche minuto si è presentato un ingegnere assunto da pochissimo là dentro, che mi fa accomodare. Ho cominciato a parlargli tranquillo. Non essere un vero e proprio commerciale ha i propri vantaggi, quella cosa di presentarsi come scrittore, e parlare di un libro. Rende tutto più libero, le storie più forti e avvincenti. Chi mi stava ascoltando era un uomo che si vedeva di fede, lo capivo non tanto da quello che chiedeva, ma da quello che non chiedeva. Abbiamo parlato della Spei e dei suoi disegnatori, chi sono, da dove vengono. E l’uomo capiva sempre più, chiedendo per capire ancora meglio, tanto che non voleva neanche una copia del libro, diceva che per noi era un costo, e voleva evitarlo. Alla fine abbiamo parlato dei figli, di quelli arrivati e di quelli che devono arrivare. E’ lì che ha parlato di <<miracolo>>, il vero miracolo che nessun ingegnere o architetto può fare da solo, perché la creazione ci sovrasta e ci stupisce sempre, più forte di tutto. Gli sono quasi venute le lacrime. Sono sicuro che se avessi provato a strappare un appuntamento al telefono invece di prendere la macchina e provare a bussare, cercando una porta aperta, non avrei mai trovato un nuovo sostenitore, un nuovo amico.

Uscito dalla ditta, mi sono ricordato di un’altra a pochi passi dove lavora Francesco, un amico di mio padre, che lesse il libro e venne a parlare con Stefano, partecipando alla nostra prima presentazione a Fiorano. Ci ho parlato un secondo, dal finestrino, quando dopo avermi riconosciuto si è avvicinato per salutarmi. In un minuto ha fatto in tempo a dirmi che a fine mese andrà finalmente a lavorare da un’altra parte, e l’ho visto felicissimo. Gli ho ricordato che dovrò intervistarlo, perché dall’ufficio Spei è passato, e non vedeva l’ora, in quanto diceva di avere tante di quelle cose da dire che dovrò scriverci un altro libro. Un altro cambiamento. 

Nel mentre, si era accostata un’auto all’altro mio finestrino. Era Simona, la libraia di Formigine. Non mi sono stupito del fatto che mi ha visto dallo specchietto e mi ha seguito per salutarmi, né del fatto di averla trovata proprio in quella strada, io che era al massimo la seconda volta che ci capitavo per lavoro. La mattina era già particolare. Dopo avermi chiesto come erano andate le ultime presentazioni del libro, mi ha ricordato di quella ancora da fare nel suo paese. Ci sentiremo senz’altro a settembre.  

Dopo averla salutata me ne sono tornato a casa, rinunciando a visitare una ditta che avevo in programma. Tre persone formavano già un numero perfetto, non volevo esagerare. 

g.c.