Non gli mancava niente, né il successo accademico, né i beni, né l’amore femminile, né la soddisfazione della paternità, né gli svaghi, né l’amicizia con i potenti politici della città. Eppure un inspiegabile male di vivere lo avvolgeva: «Ero infelice».
Accadeva così anche a quell’Agostino che nel IV sec . era l’intellettuale più raffinato di Roma e poi di Milano dove era andato a insegnare nel 384 d.C..
Sarà l’incontro con Ambrogio – vescovo della città, che ha solo qualche anno più di lui – a colpirlo: «La dolcezza del suo dire mi dava piacere». Fa breccia in lui, lo affascina, ridimensiona anche l’orgoglio dell’intellettuale.
La sua vita cambia. Ormai la «cupidigia di onori e guadagni… non avevano più forza, in confronto alla Tua dolcezza e allo splendore della Tua casa che amavo..Ma», confessa, «ero ancora attanagliato dalla donna», «le mie amanti di un tempo mi trattenevano».
E ancora una volta sono degli incontri imprevisti a prevalere con l’attrattiva di una felicità più grande.
Accade quando Ponticiano gli racconta che, a Treviri, due suoi amici hanno lasciato le fidanzate entrando in una comunità di vergini (le prime esperienze monastiche) e che lo stesso hanno fatto le due ragazze. Agostino li incontra, ne è affascinato e coinvolto.
Più avanti confesserà:
«Tardi ti ho amato, o Bellezza, sempre antica e sempre nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo ed io nella mia deformità mi gettavo sulle cose ben fatte che tu avevi creato. Tu eri con me ed io non ero con te. Quelle bellezze esteriori mi tenevano lontano da te e tuttavia se esse non fossero state in te non sarebbero affatto esistite. Tu mi hai chiamato e hai squarciato la mia sordità; tu hai brillato su di me e hai dissipato la mia cecità; ho gustato e ora ho fame e sete; tu mi hai toccato e io bramo la tua pace».
In ogni epoca Gesù si è fatto incontrare in «un fenomeno di umanità diversa: un uomo vi si imbatte e vi sorprende un presentimento nuovo di vita».
Dice ancora Agostino: «Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se Lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato libero dalla carne del peccato, se Lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria, se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere, se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno, se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto, se Lui non fosse arrivato».
31.12.2008 tratto da “A tu per tu con la tenerezza di Dio” – A.Socci