Uno dei principi di Bunuel era che non bisogna avere pietà per se stessi e in Viridiana non c’è alcuna pietà..
L’orgia finale degli ingrati mendicanti che distruggono la dimora che li ospita, in assenza dei proprietari, non diventa solo manifestazione dell’impossibile redenzione umana, ma demolisce ogni valore della carità come forma di possibile salvezza.
La sacrilega messa in scena dell’ultima cena, modello figurativo di un vivente surrealismo nell’animo del regista, diventa contraltare di una precisa figurazione cattolica e nel contempo manifesta il suo possibile contrario dimostrando la fragilità di una fede solo apparente e fondata sul simbolo più che sul reale.
Così, senza timore di blasfemia, Buñuel, continua a smitizzare i simboli religiosi (il Crocefisso che diventa coltello o il Messia di Haendel che fa da colonna sonora alla dissacrante sequenza dell’orgia dei mendicanti) attraverso un acceso simbolismo che muove da una realtà quotidiana, ma che nello stesso tempo e ricerca di una purezza di sentimenti che abbia il coraggio di prendere le distanze da qualsiasi simbolica immagine.
La colpa di Buñuel, secondo una certa critica è quella di avere costruito un film a tesi, ma più realisticamente il regista spagnolo interviene, nuovamente, su temi già oggetto della sua indagine e che, come in Nazarin, scandagliano il fallimento della vocazione religiosa, davanti alla carnalità quotidiana e la vacuità della carità cristiana finalizzata alla soluzione dei problemi sociali.
L’intreccio di questi due argomenti diventa, peraltro, imprescindibile per l’analisi della complessiva opera del maestro spagnolo. Un eretismo che è ateismo il suo, un conflitto religioso profondo che anima i propri personaggi, quando la seduzione erotica irrompe nel mondo del personaggio (quel piccolo capolavoro che Simon del deserto, racconta programmaticamente questo profilo dell’opera buñueliana). Nazarin, Viridiana e per certi versi L’angelo sterminatore sovrappongono al quotidiano un universo metafisico molto reale che assume le sue forme più dal surrealismo che dal concetto filosofico che si traduce nel termine.
Per questa trasparente aggressione alla morale borghese il cinema di Buñuel non può essere accettato e Viridiana, infatti, ha conosciuto tutte le classiche traversie della censura spagnola, nonostante sia stato realizzato in un clima di transitoria pacificazione tra il mondo intellettuale e le gerarchie franchiste che dominavano la Spagna degli anni ’60.
Viridiana, quindi, nell’iconoclastia buñueliana, diventa un passaggio cruciale tra l’opera precedente e quello che sarà il suo successivo sviluppo, in un lavoro di profonda analisi delle pulsioni umane che costituirà, ad esempio, il filo conduttore e il fondamento del suo film successivo, l’oggi invisibile L’angelo sterminatore.
– See more at: http://www.sentieriselvaggi.it/15/35962/DVD_-_Viridiana,_Luis_Bu%C3%B1uel.htm#sthash.VwxnoNBd.dpuf