UNA COSA STRANA, CHE VA VISSUTA

Fabrizio è sempre stato un disegnatore meccanico. Nel suo luogo di lavoro comincia ad essere maltrattato, subisce una vera e propria esperienza di mobbing. Ha una famiglia, una moglie e due figli adolescenti. Deve resistere per forza. Si guarda intorno, cerca un nuovo datore di lavoro, ma non è più un ragazzino. Superati i quaranta non è facile trovare un posto che non sia saltuario, anche come disegnatore, soprattutto in un periodo di crisi economica. Fabrizio è un lavoratore tenace, di tempra emiliana, e tiene duro. In lui però qualcosa è cambiato, è peggiorato, si è cristallizzato. Fabrizio si rassegna a vivere una vita lavorativa senza tranquillità, senza serenità. Le bollette, dopotutto, vanno pagate. 
Un giorno un amico, che conosce la sua situazione, lo invita a proporsi come disegnatore alla Spei. Quello che manda è uno dei tanti curriculum, è disposto a lavorare in qualunque altro posto di lavoro che non sia quello attuale. Al primo colloquio Spei è colpito dalla quantità di madonnine a fianco dei computer, incastonate nella scrivania dello studio, piazzate sopra i mobili. Pensa che forse ce ne siano troppe. Dopo poco tempo la Spei gli offre un posto, un contratto a tempo indeterminato. Altre ditte potrebbero pagarlo di più, ma offerte non arrivano. Fabrizio ha tre giorni per pensare se accettare o meno, tre giorni per vedere se qualcosa succede. 
Da febbraio è assunto come disegnatore Spei, vive la sua vita di lavoro tra lo studio di Modena e una ditta committente di Fiorano. È dentro da poco, ma quello che capisce da subito è che non è capitato in un ufficio tecnico “classico”, ma in un luogo che è qualcosa di più, qualcosa di strano che non si riesce a spiegare a parole. È strano ad esempio che i dipendenti addetti al marketing non abbiano studiato da venditori, né da pubblicitari. O che i disegnatori non siano esperti disegnatori, come Fabrizio, ma stanno imparando, sono formati ad hoc per esserlo, appena assunti. Fabrizio non capisce come “la baracca” possa stare in piedi, un ufficio tecnico di “principianti” che pure lavora, ha clienti, e dà lavoro a nuovi dipendenti. C’è sempre qualcuno infatti che bussa alla porta, come ha bussato lui. Qualcosa si chiede, qualcuno provvede. 
Fabrizio ha la possibilità di pregare, di sgranare il rosario, cosa che prima non aveva più in mente di fare. Ogni giovedì, finito il lavoro, nello studio Spei i dipendenti parlano di tutto, leggono un salmo o un brano del Vangelo, ascoltano Bach e accolgono chi arriva. Nel mese di maggio vanno a Gargallo, nel comune di Carpi, e recitano il rosario. Poi si fermano a mangiare in qualche posto, a bere una birra come fanno gli amici, lavoratori di un ufficio che cerca d’essere una “grande famiglia”, un luogo di possibilità per una vita spirituale. Nella Spei Fabrizio ha trovato un luogo tranquillo, nel quale può vivere quella serenità che aveva perduto. Non vive più il tormento di cercare un lavoro, di “non saltarci fuori”. Dopotutto, le bollette vanno pagate. 

25/07/2014