Una goccia di fuoco caduta dentro di noi

..I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.. 

Gesù elenca sei opere non per annunciare un fiorire di miracoli all’angolo di ogni strada, ma che Dio entra nelle ferite del mondo, per trasformarlo.

Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della storia con i miracoli. Ha promesso qualcosa di più forte ancora: il miracolo del seme, il lavoro oscuro ma inarrestabile del seme che fiorirà.

Le sei opere d’amore che Gesù elenca non hanno cambiato il mondo, per un lebbroso guarito milioni d’altri si sono ammalati; nessun deserto si è coperto di gigli; anzi, il deserto con i suoi veleni si espande e corrode le terre più belle del nostro paese.

Ma quelle sei opere sono l’utopia di un tutt’altro modo di essere uomini, ed è sempre l’utopia che fa la storia. Sono le mani di Dio impigliate nel folto della vita. Sono il centro della morale cristiana, che consiste proprio nel fare anche noi ciò che Dio fa, nell’agire io come agisce Dio.

Gesù è una goccia di fuoco caduta dentro di noi e non si spegne.

E noi viviamo di lui e lui dilata da dentro le nostre capacità di amore perché diventiamo santuari che irradiano amore: chi crede in me compirà opere ancora più grandi (Gv 14,12) 

Gli uomini vogliono seguire il Dio della vita. E se noi siamo capaci di rendere, con Lui, la vita più umana, più bella, più felice, più grande a qualcuno che non ce la fa da solo, allora capiranno chi è il Signore che noi cerchiamo di amare e di incarnare: è davvero il Dio amante della vita.

 

Tratto da Avvenire.it -12-12-13 – Lo «scandalo» della misericordia di E.Ronchi commento al vangelo della III Domenica di Avvento-Anno A