Ci sono uomini che hanno una marcia in più, lo capisci dallo sguardo, da come misurano le parole e da come queste possano incredibilmente esplodere come una bomba nella testa di chi ascolta. Ci sono persone che non possono essere descritte con tanti aggettivi perché le puoi etichettare solo come “forze della natura”. Don Andrea Gallo è una di queste, senza ombra di dubbio.
Già al primo sguardo associ la forza di Don Gallo a quella di un uragano: frenetico, veloce, parla e discute con una passione che gli brucia dentro come un fuoco che non si spegne mai. Ride, scherza su Gesù, dice parolacce e si commuove quando parla delle generazioni perdute, abbandonate dallo Stato e dalla Chiesa.Ci tiene a chiarire subito una cosa: è incazzato come un matto con i potenti del mondo. “Ho visto nascere la democrazia, non voglio e non devo vederla morire per colpa di pochi”, dice alle oltre trecento persone accorse ad ascoltarlo.
Il parroco 85enne (!) è un fiume di idee, vorrebbe dire talmente tante cose che se potesse chiederebbe l’utilizzo del teatro per un mese intero. Bacchetta subito il governo Monti, chedefinisce un disastro causato dal neoliberismo.“E’ inaccettabile che su 100 persone una si arricchisca e le altre 99 debbano fare la fame per mantenere in piedi quel ricco” urla alla folla. Non accetta più di svegliarsi al mattino e leggere che la disoccupazione giovanile è al 35%, con il dato destinato a salire. Si vergogna dei ladri che ci governano, noi e l’Europa, incoraggiando tutti ad alzare la testa una volta per tutte per riprendere ciò che ci spetta.
Attacca senza mezzi termini il Vaticano, che per lui ha distrutto il senso del messaggio di Cristo e si è macchiato dei peggiori crimini della storia quando ha deciso di appoggiare i regimi dittatoriali. “Gesù gira per il mondo, spero non passi mai da Piazza San Pietro perché potrebbe avere un infarto”dice Don Gallo, e giù applausi a non finire.
La gente lo ascolta interessata, non gli stacca gli occhi di dosso, le sue parole smuovono le coscienze, lo si capisce guardando i volti dei presenti. Il fuoco della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della dignità comincia ad ardere anche nei cuori degli spettatori. Alcuni si commuovono insieme a lui quando ricorda le ultime parole di Vittorio Arrigoni e il motto “restiamo umani”, perché proprio dall’umanità è possibile il cambiamento, la svolta, la virata decisiva per il riscatto. Difende il valore della democrazia quasi come ne andasse della sua vita, ricordando che essa comincia nelle case e in famiglia e solo dopo arriva nelle piazze.
A chi gli domanda dove trovi la fede risponde in modo sincero e schietto:“Non nella politica e nemmeno nel Vaticano, falso moralista e sporco di sangue di innocenti. Gesù stava per strada, con i malati, gli ultimi, i dimenticati, non si arroccava nel palazzo. In più leggo un Vangelo molto particolare: quello secondo De Andrè”.
Fa alcuni monologhi sulla sua gioventù e sui tempi e i valori che gli ha insegnato la resistenza. Emozionante la spiegazione della parola “compagno”.
Il tempo scorre veloce quando lo si ascolta e si resta colpiti dall’incredibile forza che sprigionano le sue parole. Tutti si sentono parte attiva di un qualcosa di indefinito, di una voglia di riscatto che sembra prendere vita concretamente e non solo in modo astratto. Forse perché tutti abbiamo toccato il fondo o forse perché veramente in tanti prendono coscienza della forza d’animo che nemmeno sapevano di possedere, convinti che insieme si possa battere il potere.Don Gallo continua le sue riflessioni, parla di sesso con tranquillità, elevando il gesto a supremo atto d’amore e quindi benvoluto da Cristo. Elogia le donne che sono ignorate dalla società, ed è a favore dell’aborto in quanto diritto di ogni donna di questo pianeta. Attacca Marchionne, Fede, Berlusconi e tutti i “ladroni” che ci hanno ridotto ad un così misero livello economico-culturale.
Tutto deve ricominciare dalla strada, secondo Gallo, solo partendo dagli ultimi un nuovo mondo è possibile. Ma l’applauso più bello lo riceve quando spiega il significato di anarchia. Parola tabù da anni, quando qualcuno la pronuncia viene sempre attaccato. Ma Don Gallo offre una bella chiave di lettura. “Anarchia non è spaccare negozi, fare sempre quello che si vuole, fregarsene degli altri. Anarchia è andare davanti ai potenti e urlargli in faccia che non ci piegheremo mai. Anarchia è dire NO ai dittatori” .
Il tempo a disposizione termina, sulle note di De Andrè l’intervento finisce e la gente va a casa. Mentre si incamminano tutti quanti, sui volti delle persone è possibile leggere qualcosa di indefinito che assomiglia al coraggio.
Ad ascoltare Don Andrea Gallo si capisce che la Chiesa forse non è finita, nonostante in tanti servi della stessa provino a distruggerla, e si prende coscienza che siamo ancora in tempo per combattere tutti quelli che stanno provando a toglierci anche la dignità.
Una cosa è certa: se Cristo dovesse essere dipinto adesso, non sarebbe poi così diverso da quell’uomo che, col suo inconfondibile sigaro in bocca, ha passato la sua vita a dare speranza e forza a generazioni intere.
Intervenuto mercoledì scorso, 23 maggio, al teatro Dante di Campi Bisenzio (Fi) in occasione dell’evento “Un Mercoledì da scrittori”, il parroco anticonformista ha intrattenuto per due ore il pubblico parlando dei temi a lui più cari: chiesa, fede, politica e gioventù.