Bisogna subito dire che questa pandemia ha un autore prima di tutti : il diavolo.
Egli, infatti, che è, per definizione, colui che divide, ha lanciato contro l’uomo qualcosa che lo divide dai suoi simili e anche dai suoi familiari. Il coronavirus appunto.
Lui, che agisce nell’ombra contaminando lentamente e preferisce non uccidere, ma lasciare le sue vittime libere ad operare nel mondo per spargere la malattia, colpisce oggi con un dardo avvelenato che non vediamo e non sentiamo, e che noi stessi diffondiamo silenziosamente senza esserne consapevoli. La zizzania, sparsa nel campo di nascosto, è il suo marchio.
Oggi il seme di quella pianta così simile al grano e che cresce da sola senza bisogno di piantarla nè coltivarla, ci soffoca fino alla morte. Nessuno sa come viene colpito, nessuno sa chi è stato.
Dice Matteo: “Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: <<Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?>> Ed egli rispose loro: <<Un nemico ha fatto questo.>>”
Di notte mentre tutti dormivano il nemico ha gettato un piccolo seme così simile a quello “buono” ma che buono non è. Anzi assorbe dalla pianta buona la forza vitale, qualche volta fino a soffocarla. E non si può estirparla senza perdere il buono che abita.
Essa convive infatti con il nostro stesso corpo come parte integrante, non un essere diverso da noi nella struttura, non un alieno. Ma abbastanza per diversificarci tra noi, tra coloro che ce l’hanno e chi no.
Anche Giovanni ricorda che : “Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”. Sembra dunque che non ci sia possibilità di salvezza.
I suoi effetti nefasti del resto sono sotto gli occhi di tutti : la paralisi del corpo, prima in casa bloccato dalle ordinanze, quindi su un letto di ospedale sotto un respiratore.
Poi l’offuscamento della vista: si comincia a non vedere più bene cosa è meglio fare e si prendono decisioni mutevoli come quelle navi che navigano nella nebbia. Infine l’udito : non riusciamo più a sentire le grida di chi ha bisogno di noi perchè ci tappiamo le orecchie pensando solo a noi stessi.
Come raccontato nel Vangelo, l’uomo per effetto del maligno, perde l’uso delle gambe, della vista e dell’udito e nei casi peggiori, anche della ragione. E in questo stato rimane solo. Ecco manifestarsi il desiderio del nemico: privarci della gioia fino alla disperazione, imprigionarci nell’inferno insieme a lui. E nella disperazione odiare Dio. Dividerci dal nostro creatore.
Vedete? E’diventato impossibile oggi confessarsi e prendere messa. Nemmeno si può andare a pregare in chiesa o incontrare i fedeli in un rosario. La solitudine è diventata l’arma per difendersi. Anche a costo di morire da soli.
Ma sempre Giovanni ricorda che il Signore è venuto per liberarci dal male, si è incarnato apposta per distruggere le opere del maligno che ci tiene prigionieri. Così ha guarito i paralizzati, ha ridato la vista ai ciechi, ha aperto le orecchie e la bocca ai sordi e ai muti.
Il Signore ha vinto il diavolo fin dal primo momento quando ha resistito alle tentazioni nel deserto. Lo ha vinto poi durante la sua missione quando ha ridato la vita ai morti. Lo ha vinto infine morendo egli stesso crocifisso perché è resuscitato.
Non ci lasciamo prendere dal panico, dunque, ma moltiplichiamo le occasioni di amore grazie agli strumenti informatici.
Non lasciamo i nostri fratelli soli come pecore senza pastore. Accendiamo in loro la speranza di una vita migliore facendo sentire loro la nostra vicinanza, che è calore, fiducia, amore specialmente per i più soli e abbandonati.
Offriamo le nostre braccia per portare la spesa a casa di chi non può uscire e non ha nessuno che lo aiuta. Offriamo le nostre gambe e i nostri polmoni per chi è in quarantena. offriamo le nostre parole per consolare e incoraggiare.
Il Signore ama coloro che aiutano chi si sente abbandonato, coloro che mettono le loro forze al servizio del Regno.